Waterfront, lunghi moli e spiagge più accessibili: ecco il "nuovo" rione Fesca di Bari
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mercoledì 16 giugno 2021
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di Gianmarco Di Carlo - foto Antonio Caradonna
Un’opera inaugurata nel 2019 (ma in fase di completamento) che ha avvicinato ancor di più l’Adriatico a una parte della città con cui da sempre vive in simbiosi. Qui infatti non c’è né il Porto né il monumentale lungomare ad allontanare i residenti dall’acqua che, in questo rione, è possibile “toccare” diversamente dal resto del capoluogo pugliese.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Tra evidenti vantaggi e problematiche legate alla viabilità e alla scarsa manutenzione, siamo quindi andati a visitare il “nuovo” Fesca (vedi foto galleria).Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Il nostro tour parte dalla fine del popolare quartiere, lì dove si ergono gli ultimi bassi caseggiati prima che la zona lasci il posto alla foce di Lama Balice, che di fatto interrompe la strada litoranea di Bari dividendo Fesca in due zone separate. Qui vicino un tempo sorgeva una famosa colonia popolata da ragazzini che la raggiungevano a bordo della sbuffante “Ciclatera”.
Oggi di fronte a noi si trova il lido Massimo, a sinistra il nuovo molo e a destra l’inizio della passerella pedonale e della pista ciclabile verde che affiancano il litorale.
Perché fino al 2019 ad affollare la strada costiera non c’erano corridori e mezzi su due ruote, ma esclusivamente automobili. Ora invece l’accesso alle macchine è consentito solo ai residenti che si avvalgono di un piccolo vialetto di sanpietrini con un unico senso di marcia.
Una rivoluzione che ha cambiato la percezione del lungomare, rendendo però più complicata la viabilità. «È sicuramente una svolta epocale per Fesca – afferma una signora che abita nelle vicinanze - ma servono altri parcheggi: soprattutto in estate è impossibile trovare posto. Tra l’altro i vigili sono sempre in agguato: in questa maniera non invogliano il resto dei baresi a venire a farci visita».
Di certo però ora è possibile godersi maggiormente il mare, anche grazie a un paio di spiagge rese più fruibili e larghe. Arenili dai quali si può ammirare lo skyline del quartiere, fatto di bassissime case separate tra loro da strette stradine. In una di queste, via Paisiello, si erge la piccola cappella di Sant’Antonio, sorta qui nel lontano 1931.
Purtroppo sulla riva abbondano cartacce, bottiglie di plastica e rifiuti di ogni genere. «L’opera ha indubbiamente dato slancio alla nostra realtà – evidenzia il 37enne Luigi - ma servirebbero servizi, attrazioni, locali e in generale un maggiore controllo delle forze dell’ordine per via di numerosi casi di vandalismo. Come per San Girolamo, sono all’ordine del giorno episodi quali muretti presi di mira da writers, cespugli deturpati, panchine danneggiate, oltre alla perenne immondizia buttata per terra».
Anche la 52enne Domenica Giuliani, proprietaria del vicino Little Bar (nato nel 1987) è critica nei confronti del Waterfront. «C’è poca manutenzione – evidenzia -: sterpaglie, alberi, siepi e arredamenti vengono curati solo dopo le segnalazioni dei residenti. E lo stravolgimento della viabilità ha causato tanti problemi: chi viene da fuori si perde per la scarsa segnaletica stradale. Non si è invogliati ad arrivare fin qui e tutto ciò ovviamente ha ripercussioni negative sui nostri guadagni».
Proseguiamo il nostro viaggio per andare a visitare il predetto Lido Massimo, presente qui dal 1946 prima con il nome di Lido Fesca e poi fino al 1973 come Lido San Cataldo. A solcare la spiaggia sabbiosa c’è una passerella in legno che conduce alle 90 colorate cabine.
Notiamo però come il nuovo molo di pietra chiuda notevolmente il mare di fronte all’arenile. «Si tratta di una struttura ingombrante per un piccolo stabilimento come il nostro – dichiara la proprietaria Vincenza Sassanelli -. Da quando c’è questo braccio l’acqua risulta essere più torbida: c’è meno ricircolo. Ma questo è il problema minore: molti ragazzi della zona salgono su di esso ed entrano senza pagare, spesso disturbando la quiete dei nostri clienti».
Accanto alla struttura balneare si apre poi un “porticciolo” protetto dal lungo molo. È caratterizzato da una banchina dove trovano spazio alcune lanze: i gozzi utilizzati per la pesca di polpi e ciambotto. A ridosso dell’ansa si erge anche un grosso rimessaggio per le barche. Entrando facciamo la conoscenza del titolare, il 38enne Gianni Frisari, che al contrario degli altri residenti è entusiasta del Waterfront.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
«Questo lungo braccio ha permesso alle imbarcazioni di rientrare in maniera più sicura e protetta – afferma -. E poi stiamo collaborando con il Comune per far nascere un approdo turistico per natanti di medie dimensioni».
Gianni ci mostra la piccola e verde stazione di rifornimento carburante posta sulla baia. «L’abbiamo realizzata noi nel 2002, quando abbiamo aperto - ci spiega –. È dotata pure di fari ad alta illuminazione per la notte: un sistema che ha consentito a Fesca di essere presente, come approdo, su tutte le mappe nautiche».
Non ci resta ora che salire sul molo che abbraccia idealmente il quartiere. Arriviamo sino alla punta estrema, dove veniamo accolti dal mare aperto.
Volgendo lo sguardo verso est si profila lo skyline di San Cataldo, con la Fiera del Levante e l’alto Faro. Mentre girandoci verso sud possiamo avere una visuale del rione, con le basse abitazioni in primo piano e dietro gli alti palazzi dei condomini più moderni sorti intorno agli anni 90.
Un panorama che rivela la vera anima di questo “disordinato” e popolare quartiere, da sempre un po’ isolato dal resto di Bari, ma affacciato sull’intenso blu del mare Adriatico.
(Vedi galleria fotografica)
© RIPRODUZIONE RISERVATA Barinedita
Scritto da
Gianmarco Di Carlo
Gianmarco Di Carlo
Foto di
Antonio Caradonna
Antonio Caradonna
I commenti
- Carmine Panella - Da 30 anni ciclisti e Joggers sono costretti a scendere a piedi nel greto del Balice, in quel punto stretto solo 20 metri. Speravamo che nella sistemazione si fosse pensato anche a collegare l'ansa delle complanari nord con la strada rurale del torrente, prolungamento del lungomare verso il San Paolo, ma niente ancora.
- Nicola Cozzi - Prima che iniziassero i lavori qualcuno disse, forse Decaro o assessore, che quel Waterfront sarebbe stato addirittura paragonabile alla spiaggia di Barceloneta a Barcellona !! Stendiamo un pietoso velo su questa affermazione alla luce di ciò che è stato realizzato: WC insufficienti (adesso anche rotti); non ci sono docce libere; il mare prima, nonostante la presenza di uno scarico fognario, era abbastanza limpido a differenza di oggi che è sempre limaccioso; la scelta di creare il bagnasciuga col pietrisco di fiume si sta dimostrando una dannazione per tanti motivi compreso la pulizia che con la sabbia sarebbe molto più semplice; perché non progettarono il congiungimento della strada litoranea da Fesca sino a quella di Palese ??? è un mistero nonostante i tanti milioni spesi. Speriamo sempre in meglio e vi saluto cordialmente